Chi è abituato a leggere le etichette dei prodotti alimentari prima di procedere all’acquisto avrà sicuramente notato quanto la frase “può contenere tracce di…” sia presente più o meno ovunque. Ma esattamente, quando e perché viene inserita questa dicitura sulle etichette alimentari?
La cross contamination, o contaminazione crociata, è una contaminazione accidentale con un allergene comune durante il processo di produzione. Questa contaminazione può avvenire in ogni momento della filiera: dalla raccolta/stoccaggio della materia prima fino all’imballaggio finale.
Questo significa che il prodotto che riporta questa indicazione non contiene necessariamente l’allergene indicato, semplicemente che nello stabilimento di produzione vengono stoccati, lavorati, trasformati e imballati anche altri prodotti che lo contengono.
L’indicazione si riferisce agli allergeni più comuni (14 in tutto) per cui è obbligatoria l’indicazione sull’etichetta: glutine, crostacei, pesce, arachidi, soia, latte, uova, frutta a guscio, sedano, senape, sesamo, lupini, solfiti e molluschi.

L’indicazione dell’eventuale presenza di tracce di un allergene serve per tutelare la salute chi soffre di allergie e intolleranze alimentari, sapendo che nei casi più gravi anche piccolissime dosi di una determinata sostanza possono causare gravi disturbi.
Di fatto, un prodotto che riporta la presenza di possibili tracce di latte, è vegano? Tendenzialmente sì.
Come si è detto un prodotto con tale indicazione non contiene necessariamente il latte. Inoltre, per il principio di “involontarietà” nella contaminazione, il metodo produttivo deve essere necessariamente impostato in modo tale da evitare il contatto fra il prodotto finito e l’allergene, ad esempio adottando una linea di produzione dedicata o effettuando lavaggi sistematici ai macchinari al termine di ogni ciclo produttivo. Va infatti ricordato che la presenza dell’eventuale allergene, per essere considerato traccia e non ingrediente, è molto basso.
Tratto da “Il vademecum dell’etichettatura alimentare per il consumatore Veg” a cura di V Label Italia

Il marchio V-Label accetta quindi che in etichetta siano riportate le indicazioni relative alla presenza di possibili tracce di ingredienti/materie prime non consentite dai propri disciplinari (vegetarian – vegan – raw vegan) perchè viene comunque verificato sia il livello di eventuale cross contamination e la buona procedura produttiva atta ad evitare la contaminazione volontaria.
Il livello di eventuale cross contamination viene misurato con appositi test del DNA. Nei casi di maggior rischio o con test positivo viene richiesta l’ispezione da parte di un Ente Terzo accreditato per valutare la corretta gestione del metodo produttivo (macchinari dedicati o lavaggi fra la produzione del prodotto approvato V-Label e quella del prodotto non approvato, stoccaggio separato delle materie prime con chiara identificazione, etc.)
Riportare correttamente la presenza di tracce in etichetta è un obbligo per il produttore, è dovere del soggetto allergico o intollerante verificare la presenza di sostanze nocive per la propria salute.

Fonte: V Label Italia

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